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TUTTO QUELLO CHE VUOI di Francesco Bruni

.. I MESTIERI DEL CINEMA...

 

Alessandro è un ventiduenne sfaccendato di Roma che trascorre le sue giornate al bar con gli amici del quartiere. Lasciati gli studi prima del diploma, non lavora e si mantiene con le mance del padre, ruvido operaio. E’ anche l’amante della giovane madre del suo coetaneo Riccardo che gestisce una tabaccheria. Dopo una lite finita male e una nottata di fermo in prigione, il padre gli impone un lavoro singolare: fare compagnia a un anziano signore perbene.

Alessandro è disgustato ma è costretto a rassegnarsi di fronte alla mancanza di soldi. Si reca quindi all’appuntamento dove lo accoglie Laura, la vicina di casa del suo nuovo datore di lavoro, che gli spiega che Giorgio Gherarducci è un poeta di 85 anni ora affetto da Alzheimer. E’ ancora autosufficiente, ma ha bisogno di camminare e di parlare con qualcuno.

Alessandro si vergogna del nuovo impiego, ma fa quello che può, pur nella distanza abissale tra lui e l’elegante Giorgio: tanto l’uno è colto e garbato, quanto l’altro è di poche parole e impietosamente ignorante. Dalla memoria labile dell’uomo emergono frammenti di un passato da partigiano che incuriosiscono Alessandro e lo spingono a fare ricerca sugli anni giovanili del poeta in Toscana.

Seguendo la scia di un misterioso tesoro, Alessandro raduna il gruppo di amici di sempre che, insieme a Giorgio, parte alla ricerca di quella che potrebbe essere una svolta per tutti loro.

 

con: Giuliano Montaldo e Andrea Carpenzano

durata: 106'

età consigliata: dai 14 anni

 

   

trailer 

Un film lineare e gradevole che, come il precedente film del regista, Scialla!, cerca di colmare un divario generazionale. Nel primo film si trattava di un padre e di un figlio, qui si tratta invece di un “nonno” e di un “nipote”. La differenza è abissale, perché a essere diverso nei due personaggi è il vissuto delle rispettive giovinezze. Giorgio è stato il testimone di una guerra, guerra civile innanzitutto, che ha stravolto la quotidianità di un liceale che si preparava ad affacciarsi all'amore, sogno brutalmente spezzato dalla necessità di nascondersi e farsi partigiano; dall'improvviso irrompere dei militari americani che risalivano lentamente la penisola fino alla Linea Gotica. Una giovinezza come tante che conosce un periodo eccezionale, dove l'imprevisto è appunto la norma. Alessandro invece è il riflesso di un qualunquismo strisciante, di un abbandono a se stessi, in un contesto sociale opaco. Non abbastanza povero per essere costretto a darsi da fare, non abbastanza ricco per potersi permettere il tanto ambito motorino, segno distintivo dei ragazzi romani; non abbastanza istruito per mettersi alla pari con il poeta Gherarducci, cui suo malgrado è costretto a dare una mano.

I protagonisti sono tuttavia accomunati dalla solitudine, degli affetti e dell'età, e questo sarà il primo passo per costruire un ponte che li metta in relazione. Il secondo passo è la curiosità che finalmente scuote Alessandro, quando scopre lo studio di Giorgio. Chiuso a chiave nella stanza dopo la morte della moglie, Giorgio scrisse sul muro versi poetici sparsi, incidendo la tappezzeria, primo segno di follia dell'Alzheimer. Alessandro scopre invece che quei versi hanno un ordine e in questo ricostruire un senso scopre l'uomo Giorgio, la sua vita, il pieno possesso delle sue facoltà mentali. Quelle rime incise sono geroglifici affidati alla roccia-parete e solo una sensibilità acuta potrà carpirne il senso.

Come i nostri antenati affidavano la permanenza della memoria a disegni semplici o a versi condensati in un linguaggio allusivo, così, a partire da una singola storia, Alessandro è messo di fronte alla Storia. Il processo di conoscenza lo avvicina alle fonti - la biblioteca, i motori di ricerca - e lo rende in poco tempo più appassionato dell'amica laureanda in Filosofia.

Il film non insiste in modo didascalico su questi aspetti, che si possono intravedere in trasparenza, è concentrato ad avvincere lo spettatore nell'intreccio comico e incalzante degli eventi, con Giorgio schierato dalla parte dei giovani, evanescente nelle sue perdite di memoria e divertente nel suo forbito accento toscano. Le situazioni commoventi non mancano e dicono della necessità di uscire dal guscio ristretto delle proprie frequentazioni abituali per aprirsi a una visione del mondo più ampia e proficua. Non sono solo i ragazzi a imparare dagli adulti, anche questi ultimi rivedono i propri punti di vista rivelandosi improvvisamente alleati e non solo punitivi paladini dell'ordine costituito.

Ulteriore pregio del film è mostrare luoghi poco frequentati dalla cinematografia italiana: una Roma insolita, la zona trasteverina e l'elegante quartiere Monteverde Vecchio, e un entroterra toscano lontano dallo stereotipo estivo,  selvatico e brumoso. L'interpretazione buona di tutti gli attori e l'accessibilità ai ragazzi più giovani, rendono il film interessate e adatto a proiezioni e dibattiti nella scuola.

Cecilia M. Voi

 

                                                       

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