Logo

SPIDER-MAN|UN NUOVO UNIVERSO di Bob Persichetti, Peter Ramsey, Rodney Rothman

..  IL CINEMA COME FABBRICA DI SOGNI..

 

New York. Miles Morales è un adolescente alle prese con i tanti problemi della sua età: il padre poliziotto ha grandi aspettative per lui, che lo spingono a prendere molto sul serio gli studi. Il rapporto con lo zio Aaron è invece più rilassato e i due si recano durante la notte a realizzare dei graffiti sui muri della metropolitana. Durante una di queste incursioni, però, Miles viene morso da un ragno radioattivo e eredita così i poteri del suo supereroe preferito, Spider-Man. Questi, dal canto suo, sta affrontando il supercriminale Kingpin, che ha costruito un acceleratore di particelle per aprire un varco verso le realtà parallele: il suo scopo, in questo modo, è riportare in vita la famiglia che ha perduto. Nella battaglia, purtroppo, Spider-Man perde tragicamente la vita.

Ispirato dal sacrificio del suo idolo, Miles cerca di percorrerne le tracce e così indossa la maschera del ragno. Si troverà però alle prese con altre versioni dell'eroe, tutte provenienti dalle realtà parallele aperte dall'acceleratore di Kingpin. Ai vari Spider-Man non resta perciò che coalizzarsi per fermare Kingpin, che vuole ancora portare a termine il suo piano. Oltre a riportare l'ordine fra i mondi, questa è anche l'unica occasione che i vari Spider-Men alternativi hanno di tornare a casa. Per Miles, invece, la battaglia rivelerà segreti inattesi che lo coinvolgeranno su un piano molto personale.

 

durata: 117'
età consigliata: dai 10 anni
   

trailer 

Lo stile visivo di Spider-Man: Un nuovo universo esalta il dinamismo acrobatico dell'Uomo Ragno attraverso una messinscena che spezzetta lo spazio filmico in un insieme di geometrie inventive, alternando la concretezza dello scenario metropolitano a derive assolutamente astratte ed espressioniste. Il film riesce in questo modo a intercettare forme espressive altrimenti distanti tra loro, dalla street art ai videogame, dalla hip hop culture all'action painting, fino ovviamente ai videoclip. In questo modo il risultato unisce la modernità del concept animato agli elementi più tipici della tradizione ragnesca.

L'altro aspetto vincente del lavoro compiuto da Bob Persichetti, Peter Ramsey, Rodney Rothman e dal soggettista e co-sceneggiatore Phil Lord è la capacità di modulare le pratiche narrative postmoderne e transmediali, esaltando il divertimento ludico dell'operazione e riconducendo infine il tutto sempre a una matrice profondamente umana. Nel confronto con le varie versioni del suo eroe, infatti, Miles attraversa un arco narrativo che lo porta a interrogarsi sulle proprie azioni, sulle responsabilità connesse ai superpoteri, ma soprattutto a confrontarsi con gli affetti. Caratteristica, quest'ultima, che il personaggio condivide con tutti i comprimari, sia quelli positivi (che quasi sempre hanno alle spalle esperienze drammatiche o rimpianti), che gli stessi cattivi.

Pertanto, la creazione di un “nuovo universo” va di pari passo con la ricognizione intorno al proprio microcosmo, in cui Miles dovrà confrontarsi con le sue figure ispiratrici, imparando tanto il valore di chi ha davvero da insegnargli qualcosa, quanto le mancanze di chi credeva un idolo irraggiungibile. La dinamica fra tradizione e nuove influenze è in fondo tutta qui: nell'articolazione di una storia dove il protagonista deve affrontare tanto i problemi scolastici, quanto il difficile rapporto con il padre, in un'escalation che lo porterà a dover salvare la struttura stessa dell'universo, messo in discussione dagli spregiudicati e iper tecnologici piani del cattivo di turno. Un mix che si ritrova nella sintesi fra un personaggio figlio di poliziotto, ma che si diverte a creare graffiti sui muri, di estrazione non elevatissima, ma capace di raggiungere ottime vette nel percorso scolastico: tutta la vicenda è un continuo unire i punti di realtà, luoghi, contesti e finalità altrimenti lontanissime sulla traccia portante condotta da un tappeto emotivo.

La possibilità che l'eroe possa “passare la maschera” e che chiunque possa essere Spider-Man sta proprio nella ricerca di punti di contatto fra le varie esperienze di vita, in cui le dinamiche più alte sono sempre riconducibili a quei fattori umani che hanno negli anni “avvicinato” le avventure straordinarie dei vigilantes mascherati alle pratiche più comuni del vivere. Una lezione di cui l'Uomo Ragno originale di Stan Lee e Steve Ditko (omaggiati correttamente dalla dedica finale per la loro recente scomparsa) si è sempre fatto portabandiera, attraverso uno specifico doppio passo: da un lato offrendo al pubblico avventure fuori dall'ordinario e ad altissimo tasso spettacolare, dall'altro insistendo sulle dinamiche private e affettive, in un intreccio quasi tra fantascienza e soap-opera. Tutte qualità che ritroviamo ben rappresentate nel film, così tradizionale eppure così diverso dal solito cartoon di supereroi.

Davide Di Giorgio

                                                                     

      

 

 

 

 

 

 
I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi. Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra.