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Sasha e il Polo Nord [Tout en haut du monde]



Clip di presentazione del film
 
  Soggetto e Sceneggiatura: Claire Paoletti, Patricia Valeix,
Fabrice de Costil (adattamento e dialoghi)
Regia: Rémy Chayé
Montaggio: Benjamin Massoubre
Musica: Jonathan Morali
Origine: Francia, Danimarca, 2015
Distribuzione: P.F.A. Films
Durata: 81 minuti
Dagli 8 anni

TRAILER
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San Pietroburgo, 1882. Sasha Tchernetsov appartiene a un’influente famiglia russa e il padre aspetta la carica di ambasciatore a Roma. La ragazza è molto legata al ricordo del nonno Oloukine, scomparso col rompighiaccio Davai durante una pionieristica spedizione al Polo Nord. Lo zar ha promesso un milione di rubli a chi ritroverà la nave e a Oloukine verrà intitolata la biblioteca nell'accademia scientifica.
Vladimir Tomsky, neo consigliere scientifico dello zar, cova però un forte risentimento per Oloukine e si oppone alla richiesta di Sasha di cercare la Davai sulla base di nuove informazioni recuperate nello studio del nonno. La ragazza decide perciò di partire da sola.
Giunta al porto di Arkhangelsk, Sasha vende gli orecchini a Larson, sedicente capitano del Norge, che si offre di accompagnarla alla Terra di Francesco Giuseppe. Ma il vero capitano del veliero è suo fratello Lund, che anticipa la partenza, lasciandola a terra.
Al ritorno del Norge, Sasha riesce comunque a salire a bordo, ma la nave poi affonda una volta giunta nell'Artico. Con Lund ferito, il gruppo non può che cercare la Davai seguendo l'ostinazione di Sasha. La nave sembra irreperibile, ma infine la ragazza trova il cadavere congelato del nonno e il suo diario: scopre che l'uomo aveva raggiunto il Polo, ma il suo equipaggio lo aveva abbandonato, costringendolo a lasciare la Davai al suo destino. Usando gli appunti del nonno, Sasha rintraccia la nave e salva i compagni di viaggio. Il ritorno a casa è carico di speranze, prima fra tutte quella della riabilitazione del nonno.

 
 
Sasha e il Polo Nord è una coproduzione franco-danese. Con questo lungometraggio, vincitore del premio del pubblico al Festival internazionale di Annecy, l'animazione europea segna un nuovo e importante risultato, confermando proprio la Francia in particolare come una delle realtà più interessanti della scena contemporanea.
Il regista, l'esordiente Rémy Chayé, ha un passato di illustratore e autore di cortometraggi, e trasporta nel suo film tutto il piacere creativo per le forme disegnate, attraverso una cifra stilistica che richiama dichiaratamente i bozzetti dei manifesti ferroviari americani degli anni Quaranta, ma riesce, al contempo, a evocare le tipiche illustrazioni della letteratura per ragazzi: la profondità di campo viene ridimensionata in favore di una semplicità stilistica che esalta l'artigianalità del disegno, ma celebra allo stesso tempo la cura del dettaglio e gli accostamenti cromatici, con tinte tenui e di grande effetto visivo. Si crea in questo modo una virtuosa sintesi di fantastico e realistico, dove l'attenzione viene focalizzata sull'espressività degli sguardi e delle emozioni dei personaggi, dotati di personalità complesse. La regia, dal canto suo, predilige il passaggio da momenti più statici, dove a trionfare è la qualità della scrittura, a movimenti di macchina più ariosi e in grado di valorizzare il carattere universale dell'avventura.
In effetti, a colpire in Sasha e il Polo Nord è proprio la capacità di ricontestualizzare stilemi e dinamiche del racconto più classico, attraverso la sintesi fra una visualità un po' rétro e una narrazione di grandi sentimenti, capace per questo di risultare tanto rassicurante quanto fieramente inattuale nell'era delle storie più spettacolari. Il personaggio stesso di Sasha rappresenta questo dualismo: prototipo di eroina forte e motivata dal sentimento che la lega al nonno, perfetta erede delle eroine ottocentesche, risulta estremamente moderna nella sua capacità di coniugare il rispetto per i legami familiari alla versatilità di chi è disposta a ogni sacrificio pur di raggiungere i propri obiettivi. In particolare riesce a scavalcare caparbiamente le ambizioni collegate alla politica e alle convenzioni sociali che muovono invece la sua famiglia e l'ambito in cui la stessa si trova ad agire. Sasha si fa perciò promotrice di una visione etica, in cui il coraggio è sorretto dal rispetto per i sentimenti e le professionalità, che diventano così un tutt'uno con la realizzazione dei propri desideri e progetti.
La peculiare visione “al femminile” della vicenda, riscrive per questo la Storia (attraverso la pionieristica e, in definitiva, vincente conquista del Polo Nord ante litteram) e lo spazio, giustificando anche la particolare scelta visiva di un mondo “piatto” dove però i luoghi possono alla bisogna diventare prigione o nuova prospettiva. L'atto finale tra i ghiacci polari diventa perciò un particolarissimo momento di paragone fra l'aspirazione alla conquista dei propri sogni, e la negazione degli stessi, in cui personaggi e scenari si sovrappongono e confrontano, rivelando l'asperità della posta in gioco e il possibile annullamento delle forme nell'indeterminatezza del bianco. La salvezza del gruppo e la riabilitazione del nonno passano perciò per la capacità di autodeterminazione della protagonista stessa, e per il completamento dell'avventura nel suo doveroso lieto fine.
Davide Di Giorgio
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