Logo

ROSSO COME IL CIELO di Cristiano Bortone

.. QUANDO IL CINEMA ERA MUTO...
 
 

Il film è ispirato alla storia di Mirco Mencacci, montatore del suono di talento, non vedente.

1971 in un paese della Toscana. Mirco - 10 anni - intelligente e vivace, è appassionato di cinema come suo padre, idealista e camionista, Un giorno, mentre sta giocando con un vecchio fucile, parte un colpo e Il ragazzo perde la vista.

In quegli anni la legge italiana non permetteva ai non vedenti di frequentare la scuola pubblica e Mirco entra in un istituto per ciechi, il David Chiossone di Genova.

Il ragazzo ha difficoltà ad accettare la cosa. Quando però trova un registratore a bobine e scopre che, tagliando e riattaccando il nastro, è in grado di ideare delle storie fatte solo di rumori, per lui si apre un nuovo mondo. Con Felice e Francesca, figlia della portinaia, comincia a registrare tutti i rumori dell’ambiente e si diverte a produrne di originalissimi utilizzando qualsiasi oggetto. Riesce così a realizzare il tema “descrivere le stagioni” con suoni anziché con i caratteri brail.

La sua attività però è osteggiata, in particolare dal direttore dell’istituto. Ma Mirco coinvolge nelle sue favole sonore gli altri bambini del collegio. Finché una notte, con l’aiuto di Francesca, convince il gruppo di ragazzi a uscire dal collegio per andare al cinema che sta dall’altro lato della strada. L’esperienza è esaltante, ma Mirco viene espulso.

Grazie alla mobilitazione della città Mirco viene riammesso e ottiene il permesso di cambiare il tema della recita di fine anno. Sotto la guida del loro insegnante i ragazzi metteranno in scena una “favola sonora” di fronte a un pubblico di genitori bendati.

 

con: Luca Capriotti, Paolo Sassanelli
durata: 96'
età consigliata: dai 10 anni

 

   

trailer 

Le lotte dei non vedenti nell’ultimo secolo sono state nella direzione del riconoscimento della propria “normalità”. La storia di Mirco è simbolica di questo percorso. Il film racconta la lotta tenace di un ragazzo che, divenuto cieco, cerca di riconquistare la propria dignità e di dimostrare il suo talento in un mondo legato a preconcetti.

Fino al 1975, anno in cui furono abolite le “scuole per ciechi”, gli educatori davano per scontato che un ragazzo non vedente potesse essere destinato solo a lavori non qualificati. Al contrario i bambini si sentivano come gli altri e cercavano di imparare quanto più possibile per conquistarsi il diritto alla normalità.

Mettendo sullo schermo i ricordi di chi ha vissuto questa condizione in prima persona, il film racconta questa sfida e ci porta a scoprire le emozioni, gli stati d’animo di un mondo poco conosciuto. Ma la lezione finale è più ampia: ognuno nasce con le proprie difficoltà e il destino di non vedente non è poi così diverso da quello di tutti noi. Importante nella vita è vivere con intensità senza rinunciare ad affermare la propria identità e a inseguire i propri sogni.

Le ambientazioni del film sono divise fra la Toscana e Genova.

Per ricreare la maestosità e gli spazi di un collegio della fine degli anni sessanta si è scelto dell’ex Albergo dei poveri a Genova. All’interno è stato creato un vero e proprio centro di produzione e sono stati ricostruiti la maggior parte degli ambienti del film.

Essendo uno degli elementi centrali della storia, il suono del film non poteva non essere oggetto di una ricerca creativa e tecnica particolari. L’impianto sonoro della produzione è stato creato da un gruppo di lavoro di sound design fin dalle prime fasi della realizzazione. Così la figura del rumorista non ha fornito un semplice arricchimento del film finito, ma un apporto creativo per tutto il periodo della lavorazione. Durante la revisione della sceneggiatura e nel corso delle riprese i rumoristi hanno ideato le atmosfere sonore che avrebbero guidato Mirco all’interno del suo nuovo mondo di oscurità e hanno creato i rumori che lui e i suoi amici avrebbero raccolto per le loro “favole sonore”.

Il passo successivo è stato insegnare ai bambini protagonisti come riprodurre dal vero i rumori. Tutti si sono trasformati in rumoristi in erba, esplorando oggetti, materiali, forme, fino ad arrivare a dare essi stessi consigli e idee.

Una delle sfide più rischiose del film è stata ricreare in maniera credibile un intero collegio di bambini non vedenti di dieci anni. Nel corso di un anno gli autori hanno cercato nelle sedi delle associazioni di non vedenti di tutta Italia i bambini in grado di interpretare gli amici di Mirco. La loro volontà era di offrire a veri ragazzini non vedenti, spesso emarginati, l’opportunità di essere per una volta protagonisti. Il risultato ha prodotto la scoperta di veri e propri talenti, dove la disabilità visiva viene compensata da una straordinaria sensibilità e voglia di affermazione.

Per preparare il resto del cast di minori alla cecità, prima delle riprese del film è stato organizzato a Genova un training speciale di un mese che, con l’ausilio di educatori specializzati, ha messo a confronto i piccoli attori vedenti con un mondo nuovo e completamente insospettato. Per la prima volta sono stati i bambini ciechi a insegnare ai vedenti qualcosa che da soli non avrebbero mai saputo fare: come mangiare, vestirsi, camminare, vivere la propria vita quotidiana senza l’ausilio della vista.

Patrizia Canova

 

 

I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi. Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra.