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MOMENTI DI TRASCURABILE FELICITÀ di Daniele Luchetti

.. I MESTIERI DEL CINEMA...

     
 

Paolo Federici vive a Palermo con moglie e due figli lavorando come ingegnere.  Ama andare in moto e una cosa che lo esalta particolarmente è sfrecciare all'incrocio in quel quarto di secondo in cui il semaforo passa da un colore all'altro e nelle quattro vie tutti sono fermi.

Ma un giorno gli va storta: viene investito e si trova nel mondo di là, dove, per meriti acquisiti con pratiche odiose ma salutari di cui in un primo momento non si era tenuto conto, gli viene concesso di tornare  sulla terra per un tempo supplementare di un'ora e trentadue minuti (la durata del film).

Constatata la banalità dei pensieri che invece di grandi idee sull’attimo estremo gli attraversano la mente (compatibilità fra Autan e yoga, la luce del frigo, la posizione dell'auto dal benzinaio sempre segnalata dopo che hai spento il motore, quale sia il primo in una coda di taxi in attesa, la collocazione del martello frangivetro), si trova a esclamare: “Avessi saputo prima che la vita è così breve!”

Torna sulla terra intenzionato a impiegare il tempo nel migliore dei modi, al di là dei suggerimenti offerti dall'assistente che lo accompagna (fare una passeggiata, guardare la partita, pagare i debiti). E comincia a rivalutare, prima confusamente e poi con maggior lucidità, il senso della propria esistenza e dei rapporti umani.

 

con: Pif, Tony, Renato Carpentieri

durata: 93'

età consigliata: dai 12 anni

 

   

trailer 

Parabola esplicitamente moraleggiante sulla dissennatezza del rischio inutile, sulla brevità della vita, sul valore delle piccole cose che ogni giorno trascuriamo, nelle quali è racchiusa la felicità che cerchiamo affannosamente, il film visualizza una riflessione soggettiva, immaginata dal protagonista in punto di morte, che lo conduce alla consapevolezza.

Paolo cerca di utilizzare il breve tempo messogli a disposizione in una verifica della qualità delle relazioni di cui è intessuta la sua esistenza. Prima fra tutte quella con la moglie, la quale si stupisce del suo inatteso interessamento e mette avanti i molti impegni, per cui come al solito i due finiscono per litigare. Consapevole del poco tempo che gli resta, il protagonista riesce tuttavia a gridarle di averla sempre amata; ma, chiedendosi se Agata abbia meritato qualcosa di meglio e se ognuno dei due abbia trascorso la vita con la persona migliore, passa in rassegna le varie donne frequentate, rievocandole ognuna con le circostanze e le caratteristiche specifiche.

Più complesso il rapporto con i figli. La figlia adolescente, solita a bloccare il cellulare, assume nei suoi confronti un atteggiamento pedagogico: gli rimprovera il mancato rispetto del codice stradale, che non si beve dalla bottiglia, che non si gioca col cibo, avanza rivendicazioni femministe e confessa di aver sempre desiderato divertirsi con lui, cosa che egli ha sempre evitato con varie scuse. Alla fine i due si trovano a giocare insieme, dopo che Paolo ha raccontato episodi del corteggiamento della madre e che lei didascalicamente ha ricordato che il fatto che si ami è sempre meglio dirlo piuttosto che darlo per scontato.

Da parte sua il figlio ancora bambino confessa una relazione precoce con una compagnetta, e ciò induce il padre a raccontargli antiche sue infatuazioni. Dopo aver criticato la sua distratta presenza in famiglia (c'era, ma era come se non ci fosse), il ragazzetto precisa di volergli bene, perché “è nella natura dei figli voler bene ai genitori”. 

Gli amici del bar, sbalorditi dalla sua intenzione di non voler guardare l'importante partita, vengono  evocati nel consueto modo di relazionarsi con lui e poi, insieme alla moglie, nel cordoglio per la sua morte. Tutti piangono, immagina lui, ricordando la sua figura come quella di un uomo medio, a volte divertente, che faceva anche tenerezza, che poi dimenticava regolarmente di pagare mutuo, assicurazione, spese condominiali: un tipo con cui in ogni momento poteva succedere qualcosa di brutto o talora anche di bello.

La riflessione su di sé nell'immaginario punto di morte dà a Paolo la consapevolezza della futilità dei propri interessi e rapporti, anche su indicazione del curioso mentore che apertamente ha rimproverato: “Come fate a campare così, sapendo che si muore! Irresponsabili! Furbastri!”. E in precedenza alla moglie: “Non fate gli errori, se vi fanno soffrire tanto!”

A questo punto, passata in rassegna la gracile struttura affettivo-relazionale e morale della sua esistenza, Paolo torna a casa con i fiori, e l'apologo si chiude sulla famigliola unita ad assaporare come doni preziosi della vita i momenti in precedenza trascurati, con la persuasione che “quando abbiamo finito di sbagliare, la vita è finita.”

Tratto da due libri di grande successo, il film riesce a trasferirne in immagini riflessioni e senso, adottando uno stile agile, in grado di coinvolgere lo spettatore su temi di notevole respiro.

                                                                              Maria Grazia Roccato

 

 

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