.. I MESTIERI DEL CINEMA... | ||
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Giacomo Mazzariol ha cinque anni e due sorelle poco più grandi. Quando i genitori gli comunicano che la famiglia si allargherà perché è in arrivo un fratellino, Giacomo tocca il cielo con un dito. Finalmente un maschio, che chiameranno Giovanni, con cui condividere esperienze, il gioco, lo sport, ogni fantasia. Appena dopo il parto però i medici comunicano alla famiglia che il bimbo è trisomico, ovvero un down. Gli occhi da cinese, la nuca piatta e una serie di inconfondibili tratti somatici incuriosiscono i tre figli, a cui viene spiegato che Giovanni è speciale, definizione che per Giacomo significa dotato di poteri superiori. Crescendo, però, Giacomo inizia a comprendere la natura della diversità di Giovanni, i cui poteri sono in realtà delle disabilità. Ormai adolescente, Giacomo e l’amico storico Vitto iniziano una nuova avventura in un liceo di città, un ambiente meno provinciale del paese in cui sono cresciuti. Il confronto con ragazzi più grandi, la prima cotta per la coetanea Arianna, ragazza impegnata in lotte civili e intenzionata a formare un collettivo, sconvolgono Giacomo che cambia look, entra in una rock band e, soprattutto, mente sull’esistenza di un fratello disabile. La bugia genererà a cascata una serie di altre bugie che porteranno al collasso il castello di carta costruito da Giacomo.
con: Alessandro Gassman, Isabella Ragonese, Rossy de Palma, Francesco Gheghi, Lorenzo Sisto durata: 101' età consigliata: dai 10 anni
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Ispirato al romanzo autobiografico scritto dall’allora diciassettenne Giacomo, Mio fratello rincorre i dinosauri traspone, non senza licenze, una storia raccontata in forma diaristica, costruita su una serie di episodi significativi nell’arco di quasi dodici anni. Il libro, che ha venduto più di 150.000 copie e diventato un caso editoriale, da leggere senza fare confronti con il film, è attraversato da una sincerità struggente e da una matura capacità di guardare alle proprie debolezze per aprire una riflessione su temi e definizioni che afferiscono al mondo della disabilità, troppo spesso semplificati dai mezzi di comunicazione di massa, ma anche nei contesti educativi (l’Anffas da anni tenta di ridefinire, ad esempio, il senso di parole come accoglienza e inclusione nelle scuole e nei luoghi lavorativi). Il regista Stefano Cipani, sedotto dal libro, decide di abbandonare il formato ridotto dei cortometraggi per realizzare il primo lungo per certi versi ambizioso. Una sfida che comporta un lavoro di sceneggiatura che possa raccogliere le suggestioni del romanzo-diario, con qualche inevitabile concessione: piccoli tradimenti necessari a tradurre in forma cinematografica vissuti intensi ma lontani da una struttura drammaturgica che possa portare il racconto su grande schermo. Affiancato così dall’esperto sceneggiatore Fabio Bonifacci, coinvolto nella stesura dello script lo stesso Giacomo Mazzariol, che deve aver ben compreso i meccanismi della fiction, Cipani coglie il cuore tematico del testo e molto dell’anima della famiglia Mazzariol che aleggia tra le pagine scritte. Madre e padre sono illuminati da naturale propensione alla genitorialità, manifesta di fronte all’atterraggio di Giovanni da un pianeta lontano. Il film ne esalta le virtù tanto nella difficile mediazione tra la disabilità e i figli - una guida morbida alla scoperta della singolarità del bambino - quanto nel reggere saldamente il timone di fronte alle trasformazioni di Giacomo nel delicato passaggio dall’infanzia all’adolescenza, quando l’identità individuale passa attraverso l’accettazione nel clan, per cui un fratello disabile potrebbe essere una vergogna che sancisce l’esclusione. Katia e Davide illuminano con discrezione e giusta distanza le traiettorie dei figli, anche se in verità le due sorelle rimangono sullo sfondo. Il concetto di diversità è associato a quello di unicità e per questo esteso a ogni individuo; va da sé che la disabilità è tale rispetto a un sistema di riferimento che privilegia una serie di competenze a discapito di altre, la cui conseguenza più rilevante è di togliere valore a uno sguardo divergente, inconsueto, che spesso coglie impreparati, ma può sorprendere e, in certi casi, allargare gli orizzonti. Basta un esempio che il film raccoglie con intelligenza dal libro: Giovanni porta a casa un 10 che premia un disegno che ha per tema la guerra, ma la rappresentazione di una bambina sola seduta su una panchina con un gelato in mano lascia perplesso Giacomo, che con cinismo afferma che il voto è regalato, preoccupandosi poco di poter offendere la sensibilità del fratello. Ecco un fatto che con semplicità dice molto dell’essere adolescente, prima che il successivo sviluppo ci spieghi qualcosa su quel pensiero divergente a cui accennavo sopra. Dietro al foglio il 10 è motivato dall’intenzione che precede l’immagine: la ragazza è la fidanzata di un soldato partito per la guerra e adesso è costretta a mangiare da sola il gelato. Geniale! Alessandro Leone
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