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LA PROFEZIA DELL'ARMADILLO di Emanuele Scaringi

..  IL CINEMA COME FABBRICA DEI SOGNI...

 

Zero, 27 anni, è un aspirante disegnatore di fumetti e, in attesa di essere assunto come grafico, impartisce ripetizioni di francese a un ragazzino, disegnando locandine per concerti di gruppi rock e lavorando all’aeroporto come addetto a cronometrare i tempi d’attesa dei viaggiatori. La sua vita scorre immutabile tra Rebibbia (il quartiere periferico in cui abita), gli spostamenti per il lavoro, le visite alla madre e il tempo condiviso con l’amico Stecco. Ogni giorno sembra uguale, sino a quando - con una mail - riceve la notizia della morte di Camille, un suo grande amore adolescenziale trasferitasi in Francia con la famiglia, a cui non aveva mai trovato il coraggio di dichiararsi. Quest’evento provoca una tempesta nella vita del ragazzo, scombinando l’ordine quotidiano e ri-svegliando sentimenti, emozioni e ricordi. Zero condivide subito la notizia con Stecco e insieme decidono di cercare Greta, l’altra amica con cui trascorrevano molto tempo nel periodo dell’adolescenza.

La narrazione, costantemente sospesa tra presente e passato, attraverso continui flash back ricostruisce i fili della storia del ragazzo, mette in scena i momenti di leggerezza di quell’età in cui tutto sembrava ancora possibile e li intreccia al presente fatto di spaesamento, ricerca e spesso senso d’inadeguatezza. Sempre presente la figura dell’armadillo, personaggio ricoperto da una spessa corazza, che - come un‘ombra - s’insinua nella vita e nei pensieri di Zero come coscienza critica, sguardo sul mondo, guida e amico immaginario.

 

 

 

con Michele Rech, Johnny Palomba, Valerio Mastandrea
durata: 99'
età consigliata: dai 14 anni
   

trailer 

Tratto dall’omonima graphic novel di Michele Rech il cui pseudonimo è Zerocalcare, il film ha l’ambizione di mettere su grande schermo la storia a fumetti di uno degli artisti cult e più interessanti del panorama contemporaneo. Operazione coraggiosa perché trasporre la potenza del tratto grafico, la bellezza della narrazione dei fumetti di Zerocalcare e l’incisività dei messaggi racchiusi nelle pagine dei suoi libri non è né facile, né scontato. Non a caso molti fans di Zerocalcare hanno trovato il film inadeguato, ‘sbagliato’, per nulla corrispondente alla graphic novel….Ma il film non è, né pretende di essere, il fumetto da cui trae ispirazione. I due linguaggi sono così profondamente differenti che sarebbe un errore volerli comparare. Seppure il passaggio dalla graphic novel al  cinema sia reso esplicito nell’incipit del film che si apre con una sequenza in animazione, quasi a fare da ponte tra i due linguaggi e a ricordarci la genesi della narrazione. Poi il film prende un’altra strada e - attraverso una panoramica a salire e scendere su palazzoni di periferia - ci porta dalle pagine del fumetto alla realtà del contesto dove vive Zero per raccontarci non tanto la storia dei personaggi che escono dalla penna dell’artista, quanto una storia a essi ispirata.

Il film doveva essere diretto da Valerio Mastrandrea che ha invece contribuito alla scrittura della sceneggiatura (insieme allo stesso Michele Rech), lasciando però la firma della regia a Emanuele Scaringi che si è cimentato nella sua opera prima e forse in questo si può cogliere una certa debolezza autoriale. Efficaci invece le interpretazioni attoriali di Simone Liberati (Zero), Pietro Castellitto (Stecco) e di Valerio Aprea (Armadillo) che - in costante equilibrio tra momenti drammatici e di divertente comicità - riescono a narrare i volti della loro generazione e di quelle dei genitori (straordinaria in proposito Laura Morante alle prese con il mondo della tecnologia) e a mettere in scena temi interessanti che vanno dal senso e significato dell’amicizia, quella vera, alla fatica che spesso accompagna chi si sente inadeguato al contesto, disadattato, incapace di comunicare. Emblematiche a questo proposito le situazioni in cui Zero e Stecco affrontano le ragazze che alle feste li deridono e li trattano come imbecilli perché ‘diversi’ e non allineati. O quando ritrovano l’amica Greta profondamente cambiata, circondata da ‘maschere’ dell’idiozia, che non ha più nulla da spartire con loro due.

Forte è lo sguardo agrodolce e nostalgico sul passato, su quando - in equilibrio sul tetto di un museo di storia - i quattro inseparabili adolescenti, Zero, Stecco, Greta e Camille - disquisivano di mammuth e giocavano al “Sacro giuro” (giuro di non adeguarmi alle comodità, di combattere la legge del più forte…) per suggellare il rito della separazione da Camille in partenza per la Francia e si lanciavano in salti rischiosi, sospesi in una dimensione leggera (tutti tranne Camille che il sacro giuro non riuscirà a mantenerlo).

Significative anche le riflessioni sull’assenza di certezze del presente, sulle fragilità, sulle stagioni della vita…E sull’opportunità di ‘avere un armadillo al proprio fianco’ per riuscire a stare a galla e per trovare anche il coraggio di andare insieme a Stecco alla cerimonia funebre di Camille riuscendo - in un toccante e profondo discorso sulla vita, sui limiti, sulla fine, sulla morte - a dichiararle tutto l’amore che non aveva saputo svelarle al momento giusto.

                                                                                                               Patrizia Canova

 

 

 

 

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