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LA GABBIANELLA E IL GATTO di Enzo D'Alò

..  LA GRANDE ILLUSIONE E IL MOVIMENTO CHE NON C'È...

 

Amburgo. I gatti del porto guidati da Zorba stanno assistendo di nascosto a una cospirazione di malvagi topi di fogna, determinati a impadronirsi della città. Nella stessa notte, al largo della costa, durante una burrasca, una motovedetta si schianta contro una petroliera provocando un versamento in mare.

La pozza di petrolio risulta fatale per Kengah, una gabbiana con in grembo il suo primo uovo, che non sente l'ordine di decollo di emergenza dello stormo e rimane con le ali bloccate. Riesce a trascinarsi nel giardino della casa più vicina, quella di Zorba cui, in punto di morte, strappa tre promesse: non mangiare l'uovo, averne cura finché non si schiuderà e insegnare al nascituro a volare.

Zorba, coinvolto suo malgrado, per molti giorni rimane a casa covando, suscitando perplessità nella sua padrona e negli altri gatti. La gabbianella orfana viene battezzata Fortunata (Fifì) dai gatti, perché ha avuto la fortuna di nascere sotto la loro protezione. Al fianco degli amici felini deve fronteggiare il pericolo dei topi, dai quali viene perfino rapita.

I gatti vogliono onorare anche l'ultima promessa fatta alla madre: Zorba chiede aiuto alla siamese Bobulina e alla sua padroncina Nina per portare Fortunata in cima al campanile di San Michele. Nina e Zorba aiutano Fifì a superare ogni paura, pregandola di diventare il primo gatto che vola: l'affetto nelle parole del gatto dà a Fifì il coraggio di lanciarsi. Mentre i gatti la salutano commossi, Fifì vola verso il mare e si unisce a un nuovo stormo di gabbiani.

 

durata: 76'
età consigliata: dai 6 anni
   

trailer 

Solo due anni dopo la pubblicazione del libro dell'autore cileno Luis Sepúlveda, arriva nelle sale il disegno animato tratto dal romanzo. Era il 1998 e, nelle note di regia, Enzo D'Alò dichiarò che il film era costato due anni di lavoro corrispondenti a due Tir di matite colorate utilizzate per i disegni. Le date ci dicono che era perciò fortissima la volontà di creare fin da subito un proficuo sodalizio tra letteratura e cinema. Sepúlveda infatti presta la voce al doppiaggio del poeta narratore, donando un tocco di esotismo e di vicinanza biografica: lo scrittore, dopo complesse vicende da attivista politico negli stati del Sudamerica, compresi il carcere e la tortura, partì in esilio volontario per l'Europa, stabilendosi ad Amburgo, città di ambientazione del racconto. Echi biografici tornano nell'avversità crudele che decreta la morte della giovane madre Kengah, l'inquinamento dei mari a causa del petrolio, chiamato dai gabbiani del film "la maledizione degli umani".

Erano gli anni delle tragiche immagini tv dei cormorani invischiati nel denso liquido nero, gli anni d'oro dell'impegno ecologista che vide lo stesso Sepúlveda imbarcarsi sulle navi di Greenpeace. Il materiale di partenza era dunque ricco di spunti e suggestioni da ogni ambito: culturale, artistico, politico e sociale.

L'abilità di D'Alò è stata quella di non farne un cliché o un cartone animato programmatico, ma di procedere con mano leggera dando brevi input, delicate pennellate di un mondo in declino, dove gli uomini provocano danni ma restano sullo sfondo.

I protagonisti sono gli animali, in antagonismo aperto, come nelle migliori favole, tra gatti e topi. I topi, addestrati all'obbedienza cieca, tutti uguali e indistinguibili nelle loro folte schiere dove non esiste il dissenso; i gatti, caratterizzati da psicologie e sentimenti “umani, troppo umani”, tutti diversi, nelle pellicce e nelle voci - Carlo Verdone e Luca Biagini tra i doppiatori - pronti a fare da padri a un uovo che in teoria dovrebbero mangiare. L'adozione di un cucciolo da altri gruppi, come Mowgli, Romolo e Remo, il brutto anatroccolo, provoca le inevitabili conseguenze comiche prima, drammatiche poi (la gelosia del gatto Pallino) e di reinserimento nel contesto di appartenenza: il volo come metafora di una nuova prospettiva, di un'identità recuperata, del collegamento con le proprie radici.

Il regista e il suo sceneggiatore di fiducia privilegiano dunque temi epici, fondativi, simbolici che hanno presa sicura sui bambini, senza sforzare il film in una cornice di comprensione totale, difetto di moltissimi cartoni animati televisivi che si muovono come elefanti su una presunta morale collettiva.

La formazione musicale ha permesso a D'Alò di prestare un'attenzione particolare alla colonna sonora, coinvolgendo nelle performance canore Samuele Bersani, Ivana Spagna e Leda Battisti.

Colori saturi, contorni marcati e una semplice, ma efficace poetica valsero al film un Nastro d'Argento e il premio speciale della giuria del Festival di Montréal.

Cecilia M. Voi

                                                                                                 

 

 

 

 

 

 
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