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LA CITTÀ INCANTATA di Hayao Miyazaki

 IL CINEMA COME FABBRICA DEI SOGNI...


 

Una famiglia trasloca in campagna con grande dispiacere della figlia Chihiro che porta con sé un mazzo di fiori e un biglietto, regali di addio degli amici. Guidando verso la nuova casa, il padre sbaglia strada e si trova all’ingresso di uno stretto tunnel che costringe la famiglia a lasciare l’auto e ad attraversarlo a piedi. Al di là si stendono vasti prati e un villaggio abbandonato. Attratti dal profumo di cibo, i tre trovano un ristorante deserto, pieno di succulenti piatti a disposizione.

In attesa che arrivi qualcuno i genitori iniziano a mangiare, mentre Chihiro si allontana per le vie solitarie; qui incontra Haku, un ragazzo dai poteri magici che la invita ad andarsene prima di notte. Quando la bambina torna al ristorante, scopre che i genitori sono stati trasformati in maiali. Spaventata, fugge per riattraversare il tunnel, ma il fiume ha isolato il villaggio che, con il buio, si sta popolando di spiriti. Incontrato di nuovo Haku, Chihiro apprende che, per salvare i genitori, dovrà lavorare per la malvagia maga Yubaba che gestisce le immense terme per il riposo degli spiriti della natura.

Chihiro diventa così aiutante nel locale delle caldaie e poi, firmato un contratto con Yubaba, cameriera. La strega le impone un nuovo nome: Sen. Colpita dal fatto che Haku voglia aiutarla nonostante sia l’allievo di arti magiche di Yubaba, Chihiro/Sen farà di tutto per il nuovo amico, portando la forza dell’amore nella città incantata che tiene tutti prigionieri.

durata: 125'
età consigliata: dai 10 anni
   

trailer 

Il regista racconta di aver scritto il film ricordando un’estate trascorsa in mezzo alla natura insieme a cinque amiche di dieci anni, avventurose e intraprendenti.

I nostri occhi increduli di spettatori che tutto hanno visto e a tutto sono superiori non possono restare indifferenti a questo mondo a colori vivaci, animato in digitale, ma con tratti a mano, ricco di dettagli di fiori, di foglie, di stoffe, di nastri; illuminato da file di lampioncini di carta rossa; popolato da creature bizzarre, a volte amichevoli, a volte ostili, abitanti di un passato mitico che torna a interpellare le nostre coscienze. Perché qui lo spirito di un fiume che è stato prosciugato dall’edilizia selvaggia non trova più la strada di casa. Ricorda solo una bambina piccola che ha salvato dall’annegamento anni prima; e ora quella bambina, più grande ma ancora piena di entusiasmo, gli salverà a sua volta la vita restituendogli un’identità.

È un girotondo di scene accuratissime questo capolavoro di animazione che, dopo la prima uscita, ha avuto il privilegio di tornare nelle sale con un nuovo doppiaggio e una nuova distribuzione.

Vincendo i pregiudizi che di solito penalizzano i cartoni animati ai festival, La città incantata vinse nel 2002 l’Orso d’Oro a Berlino e addirittura l’Oscar nel 2003, segnando la consacrazione del suo autore. Miyazaki, infatti, fino ad allora era solo un nome della Nippon Animation per la quale aveva disegnato celebri cartoni tv come Heidi e Anna dai capelli rossi e in seguito, con il suo Studio Ghibli, La principessa Mononoke e Il mio vicino Totoro. Con La città incantata, invece, si impone al pubblico e alimenta in Occidente la curiosità verso il mondo che narra in modo spettacolare. Mette in scena un Giappone ricco e disincantato che incontra e si scontra con il suo stesso passato, con i propri valori e con l’antica spiritualità. Il titolo orginale del film significa infatti La sparizione di Sen e Chihiro a opera dei Kami. I Kami sono gli spiriti della religiosità shintoista che appartengono a varie entità naturali un tempo adorate come divinità. Il modernismo forzato della cultura nipponica contemporanea non li riconosce più come sacri. Questo atteggiamento di superiorità mentale che diventa disprezzo segna molti incipit dei film di Miyazaki ed è qui ben rappresentato dai genitori di Chihiro. Una coppia benestante, che guida un’auto, con un trasloco da fare e alle prese con una bambina,|sembrano pensare entrambi, schizzinosa e insopportabile. Non esitano a servirsi da un chioschetto di piattini prelibati anche se il gestore è assente.

“Abbiamo la carta di credito”, si giustifica il padre addentando un involtino. Questa frase- emblema, cibo in cambio di denaro, sarà la chiave dell’intero svolgersi della storia, puntellata da altre scene di ingordigia, a cui la sola Chihiro saprà opporsi. La sua determinazione la premierà, vicino alla conclusione, con un delizioso rito del tè a casa della maga buona.

Il coraggio, la gentilezza e l’entusiasmo fanno di Chihiro un’eroina comune, nel senso migliore del termine. Il suo mondo è anche il nostro mondo, così bisognoso di cure. Tuttavia il messaggio non è la solita paternale ecologista, per quanto importante. È piuttosto l’invito a rifiutare le lusinghe e i ricatti, siano essi cibo, denaro o giocattoli, in nome di obiettivi vitali. Salvare il mondo in groppa a uno spirito del fiume si addice di più al temperamento dei bambini. Solo loro, del resto, ne sarebbero capaci.

                                                                                                          Cecilia M. Voi

 

 

 

 

 

                                                        

 

 

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