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IN QUESTO ANGOLO DI MONDO di Sunao Katabuchi

..  LA GRANDE ILLUSIONE E IL MOVIMENTO CHE NON C'È...

 

Hiroshima 1930: Suzu, piccola sognatrice, ha una passione per il disegno: osserva il mondo e fissa tutto sulla carta. Divenuta adolescente, è attratta da un compagno che apprezza i prodotti della sua vena artistica. Ma lui scompare e un altro giovane, Shuzuke, che non conosce, la chiede in sposa. La timidezza le impedisce di esprimere i suoi dubbi; il matrimonio la porta a vivere, presso la famiglia di lui, a Kure, paese affacciato su di una baia adibita a porto militare; le si prospetta una vita dura alla quale la giovane si adegua e lascia crescere dentro di sé un tenero sentimento nei confronti del marito che  non ha scelto.

La famiglia cresce con il ritorno a casa della sorella di lui, Keiko e della sua figlioletta, Harumi. Il carattere spinoso della donna si contrappone alla remissività di Suzu, che si affeziona alla bambina. Il progredire della guerra rende via via più difficile la vita; la mancanza di cibo e le incursioni aeree creano difficoltà e lutti.  

A causa di una mina inesplosa, muore la piccola Harumi; con essa Suzu perde la mano destra che al momento dell’esplosione tratteneva quella della bambina. Ferita e addolorata, oggetto delle accuse di Keiko che le rinfaccia ingiustamente di non aver salvato la sua piccina, Suzu non perde la speranza e la convinzione che comunque valga la pena di vivere.

Un giorno da Kure la gente può vedere il terribile fungo che sta distruggendo Hiroshima. Nelle strade devastate della sua città di origine Suzo raccoglie una bambina rimasta sola e la porta con sé. Anche Shuzuke si è salvato dalla guerra e le offre di continuare a vivere insieme in quell’angolo di mondo.

durata: 128'
età consigliata: dai 12 anni
   

trailer 

Il punto di vista sulla storia attivato dal film è quello delle popolazioni che soffrono per le conseguenze di decisioni alle quali sono estranee. La vita di tutti i giorni, le piccole gioie, le fatiche, i problemi da risolvere, gli affetti, sono travolti da eventi drammatici che provocano miseria, fame e lutti.  

L’occhio della macchina da presa illustra i contesti in cui si svolge la storia della protagonista: durante l’infanzia e l’adolescenza percorre le strade popolate della citta, sottolinea la bellezza delle architetture, il fascino delle acque che scorrono sotto i ponti. In seguito al trasferimento di Suzu in un ambiente rurale si sofferma sui paesaggi idilliaci, le vedute panoramiche, sulla bellezza dei fiori, sul volo degli insetti e dei piccoli semi di soffione trasportati dal vento verso la riproduzione della vita. Lo sguardo del cinema entra negli interni dove i bambini giocano o dormono, dove si cucina e ci si riunisce per mangiare. A un certo punto tutto comincia a cambiare: il ritmo quotidiano viene stroncato dalle sempre maggiori difficoltà nel reperire il cibo, quindi dai bombardamenti che costringono le persone a lasciare le loro occupazioni per correre nei rifugi dove domina l’oscurità squarciata dalle esplosioni che stanno distruggendo abitazioni, orti e giardini. L’idillio iniziale si trasforma alla fine nel deserto di fuoco e rottami in cui lo scoppio della bomba ha trasformato Hiroshima e nella pioggia nera che uccide la vita.

Vi è un grande rigore nella ricostruzione degli ambienti sia urbani che rurali, un’attenzione ai particolari negli interni. La minuziosa descrizione dei cibi del tempo di guerra, della loro preparazione, degli espedienti cercati per ovviare alla scarsità delle risorse è indubbiamente il frutto di un’accurata ricerca storica.

Suzu vive con “la testa tra le nuvole”, osserva però attentamente le cose belle e brutte che la circondano, ne registra i confini e fa rivivere tutto nel tratto della sua matita con la quale riporta sulla carta non solo i segni che accennano alle cose e alle persone, ma anche quelli che rivelano l’impatto emotivo che suscitano. Il disegno è parte integrante della sua visione del reale: nella sua mente gli oggetti del suo sguardo si trasformano immediatamente in tracce e macchie di colore. Quando si ritrova ferita e senza la mano che le serviva per far lavorare la sua matita non si abbandona allo sconforto, ma ripensa a tutte le azioni compiute con essa e i ricordi agiscono come una lenta elaborazione del lutto. Il suo carattere si contrappone a quello di Keiko, l’irascibile sorella del marito che nella vita ha sempre voluto imporre le sue scelte; scelte, nel suo caso forse dovute spesso all’impulso del momento, e che non le hanno portato fortuna. Anche a causa di una sorte crudele, alla fine si ritrova sola e senza nulla. Quando Suzu ritorna a casa con la bambina scampata al disastro di Hiroshima, lei laaccetta come il dono di un destino non voluto da lei ma che forse può colmare il vuoto lasciato dalla scomparsa di Harumi.

Anche il confronto tra le due figure maschili che animano la vita sentimentale di Suzu sembra suggerire una riflessione: l’amore adolescenziale per l’avventuriero forse non l’avrebbe fatta felice, mentre il quieto e solare Shuzuke le ha offerto un amore carico di tenerezza e un grande rispetto per la sua persona.

I veri protagonisti sono in realtà antieroi, non vi è posto per la retorica che esalta solo i ribelli e i cattivi “seducenti” ai quali tutto si può perdonare.

                                                                            Laura Zardi

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