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IL MONELLO di Charlie Chaplin

.. QUANDO IL CINEMA ERA MUTO...
 
 

Sedotta e abbandonata, una ragazza lascia un istituto di carità dopo aver partorito. A causa delle sue misere condizioni decide di abbandonare il neonato in un’auto di lusso. Il destino però è in agguato: due ladri rubano l’auto e quando si accorgono del piccolo, lo abbandonano in strada. È il vagabondo Charlot a trovarlo e a prendersene cura suo malgrado. Alloggiato in una misera soffitta, nonostante le condizioni disagiate, Charlot fa del suo meglio. Cinque anni dopo, il bambino aiuta il padre adottivo a rimediare qualche spicciolo: il monello rompe con un sasso i vetri delle finestre delle abitazioni del quartiere popolare, Charlot si presenta subito dopo per ripararle. Le cose si complicano in seguito alla segnalazione di un medico che denuncia ai servizi sociali le condizioni di miseria in cui vive il bambino. Quando gli viene comunicato che il monello finirà in un orfanotrofio, Charlot decide di fuggire con il piccolo, riparando in un asilo notturno. Nel frattempo la madre del bimbo è divenuta una celebrità dell’opera e vorrebbe ritrovare il figlio: pubblica un annuncio in cui promette una ricompensa a chi le riconsegnerà il bimbo.

Il padrone dell'asilo notturno rapisce così il monello. Disperato Charlot prima s'addormenta e, dopo un sogno dolce-amaro, viene svegliato da un poliziotto, che lo riporta dal bimbo e dalla donna.

con: Charlie Chaplin, Edna Purviance, Jackie Coogan
durata: 50'
età consigliata: dagli 8 anni

 

   

trailer 

Nella lunga carriera artistica di Charlie Chaplin Il monello segna una svolta decisiva per almeno due ragioni: mette fine a una crisi di ispirazione dovuta a problemi personali seguiti a un matrimonio affrettato (il primo) e alla morte del figlio Norman Spencer dopo appena tre giorni di vita, nonché sancisce il salto verso il  lungometraggio. Se infatti il formato prevalente per le comiche del periodo era il “due rulli”, circa 20’ di film, con Il monello Chaplin dilata la narrazione fino a sei rulli (il film verrà pubblicizzato con lo strillo “6 bobine di gioia!”).

È il 1919 quando il primo ciak sancisce l’inizio delle riprese che dureranno un anno, a cui farà seguito un montaggio articolato per selezionare scrupolosamente le scene migliori da un girato lungo 53 volte la durata del film! Del resto Chaplin, solo e indiscusso creatore dei suoi film, ne seguiva la genesi dalla scrittura alla colonna sonora, tanto che per Il monello registrerà le musiche definitive da lui stesso composte nel 1971. Con lo stesso scrupolo sceglieva i suoi attori: fu proprio una folgorazione a dare compiutezza al canovaccio del film, che inizialmente avrebbe dovuto intitolarsi Il trovatello. Quando Chaplin conobbe il piccolo Jackie Coogan rimase impressionato dalle doti mimiche di quel bambino che aveva già dimestichezza con i popolari palcoscenici del vaudeville.

Fu amore a prima vista, Jackie eseguiva alla perfezioni le indicazioni di Chaplin fino a diventare un suo doppio bambino e al punto da considerare la coppia padre adottivo/figlio una sorta di rappresentazione dello stesso personaggio - Charlot - in due momenti diversi della sua vita. Non è un mistero che Chaplin con Il monello avesse voluto, dopo la perdita del neonato Norman, ripensare la sua infanzia disagiata, passata in parte in un orfanotrofio col fratello maggiore Sidney. Un trauma che torna in The Kid nella sequenza, tra le più struggenti della cinematografia chapliniana, in cui gli ufficiali dei servizi sociali tentano di separare uomo e bambino. Violato lo spazio intimo e sacro della soffitta povera in cui sono diventati famiglia, Charlot si oppone con ferocia all’autorità. In un primo piano intensissimo Chaplin ci turba profondamente, poiché in maniera inaspettata affiora un’angoscia straziante. Bisogna pensare a Chaplin nel 1921 come icona comica di fama mondiale, personaggio clownesco graffiante, disinvolto nel mettere spesso alla berlina le classi sociali che marginalizzavano i miserabili, godendo delle disparità sociali. Improvvisamente quel clown assumeva una maschera dolorosa, carica probabilmente di un ricordo lontano venticinque anni.

Se nel mescolare comico e melodramma Il monello a volte eccede in retorica e simbolismi, Chaplin riesce sapientemente a toccare, senza esasperazione ideologica, temi a lui cari come “l’interclassismo falso del paternalismo borghese, la radicalizzazione dei privilegi, il cinismo” (G. Cremonini, Charlie Chaplin, Il Castoro).

La ricostruzione dei quartieri popolari londinesi, così come li fotografò nel 1912 Horace Warner (“Spitafields Nippers”), è perfetta, suggestiva, pervasa da una disperazione mitigata soltanto dall’amore genitoriale, illuminata nel grigiore plumbeo dal sogno dello straccione di un paradiso impossibile e in cui, infine, si finisce ancora una volta per accapigliarsi.

Accolto trionfalmente in tutto il mondo, The Kid eleggerà definitivamente Chaplin a star di prima grandezza e il piccolo Coogan tra i più grandi attori bambini mai visti sullo schermo.

Alessandro Leone

 

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