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GLI INVISIBILI di Claus Räfle

.. I MESTIERI DEL CINEMA...

 

Berlino, maggio 1943. Terminate le operazioni di deportazione, le autorità naziste hanno ufficialmente dichiarato la capitale del Reich “judenrein”, “libera dagli Ebrei”. Tuttavia, quattro giovani ebrei berlinesi - Hanni Lévy, Cioma Schönhaus, Ruth Gumpel e Eugen Friede, cercano di sfuggire alle persecuzioni rendendosi “invisibili” alla onnipresente Gestapo, alle insospettabili spie e ai numerosi delatori annidati in ogni angolo della città.

Il coraggioso e spensierato Cioma, grazie all’incontro con un coraggioso oppositore del regime, Franz Kaufmann, falsifica segretamente passaporti per ebrei e dissidenti, contribuendo a salvare centinaia di vite. La malinconica Hanni si rifugia nella casa della bigliettaia di un cinema di Nollendorfplatz. L’orgoglioso Eugen aderisce a un gruppo della Resistenza guidato dal combattente ebreo Werner Scharff  e la graziosa Ruth riesce a farsi assumere come domestica nella casa di un ufficiale della Wehrmacht.

Questi quattro giovani riusciranno infine a salvarsi grazie a fantasiosi stratagemmi come i travestimenti e i cambi di colore di capelli, ma anche grazie alla solidarietà e al contributo spontaneo di alcuni “eroi silenziosi”, che a rischio della propria vita e di quella dei loro cari, offrono loro un rifugio salvandoli dalla deportazione e dalla morte.

 

 

con: Max Mauff, Alice Dwyer, Ruby O. Fee

durata: 110'

età consigliata: dai 14 anni

 

   

trailer 

Efficace esempio di docufiction, Gli Invisibili di Claus Räfle, attraverso una tecnica ibrida e uno stile narrativo asciutto, alterna e sovrappone momenti di finzione accuratamente girati a interviste ai reali protagonisti delle vicenda narrate insieme ad un equilibrato uso di immagini d’epoca.

L’ispirazione per il progetto venne al regista tedesco mentre era impegnato nella realizzazione di Salon Kitty, un documentario televisivo su una leggendaria casa d’appuntamenti di Berlino, operativa durante la Seconda Guerra Mondiale. In questo famoso luogo frequentato da personalità di spicco del regime naziste, era nascosta in clandestinità Rosalie Janson, una giovane berlinese ebrea. Curioso di approfondire l’incredibile storia di questa donna, Räfle iniziò a svolgere ricerche sempre più approfondite sulle vite di quegli ebrei berlinesi che nel corso della guerra riuscirono a nascondersi e a sopravvivere. Appassionatosi all’argomento, il documentarista tedesco decise di raccontare questo tema in un nuovo lavoro. Räfle era inizialmente intenzionato a girare un documentario “classico” ma in seguito decise di optare per una docufiction sperando così di ottenere un maggiore impatto emotivo e una maggiore aderenza alla realtà.

Gli Invisibili documenta con una certa suspense, uno spirito ottimista e un pizzico di umorismo storie di quotidiana resistenza e di solidarietà. Räfle, attraverso una ricostruzione molto accurata e precisa a livello storico, ci ricorda come non tutti i tedeschi fossero convinti nazisti e che, persino nella Germania di Hitler, caratterizzata da un dominio assoluto dell’ideologia del partito sul singolo individuo e da una generale “anestesia” delle coscienze che ha permesso inaudite atrocità come l’olocausto, ci fosse spazio per singoli atti di solidarietà, bontà, altruismo ed eroismo.

 

Il film è girato con una notevole attenzione ai dettagli, dagli abiti di scena agli arredi degli interni. Perfette le scenografie di K.D. Gruber. L’ambientazione storica è rigorosa e coerente. Contribuisce alla sensazione di realismo del film, la convincente prestazione degli attori che intrepretano la parte con passione e coinvolgimento. Particolarmente brillante l’interpretazione di Max Mauff (già presente in successi internazionali come l’Onda e il Ponte delle spie di Steven Spielberg) nel ruolo di Cioma. Poetica la fotografia curata da Jörg Widmer già collaboratore di Terrence Malick in The Tree of Life (2011) e To The Wonder (2012).

La scelta di ambientare il film a Berlino e di raccontare le vite degli ebrei che vivevano nel cuore del Terzo Reich costituisce un ulteriore elemento di interesse storiografico ed offre un contributo significativo al cinema storico. Da Schindler's List di Steven Spielberg al Pianista di Roman Polański, passando al recente Il figlio di Saul di László Nemes, il cinema ha spesso raccontato l’immane tragedia della Shoah prediligendo come ambientazione i paesi occupati dai tedeschi, l’est europeo e in particolare la Polonia dove erano presenti i più importanti centri di sterminio come Auschwitz e Treblinka e i ghetti più famosi come Varsavia e Cracovia, trascurando paradossalmente proprio quelle che furono le prime vittime della follia di Hitler, gli ebrei tedeschi. In questo spazio ancora non sufficientemente esplorato, Räfle ha saputo inserirsi abilmente regalandoci un film emozionante per il pubblico nonché prezioso per gli insegnanti e gli studenti delle scuole.

 

Francesco Pellegrini

                             

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