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ANCORA UN GIORNO di Raúl de la Fuente e Damian Nenow

..  IL CINEMA COME FABBRICA DEI SOGNI...

 

1975, Angola: dopo anni di guerra di liberazione, in piena Guerra Fredda i portoghesi, anche sull’onda della Rivoluzione dei garofani in patria, lasciano le colonie africane. L’Angola è un paese ricco di risorse che scatena appetiti contrapposti. E scoppia la guerra civile tra diversi movimenti: MPLA, il Movimento Popolare per la Liberazione dell’Angola, filomarxista, vicino alla Russia, FNLA e UNITA, Unione Nazionale per l’Indipendenza Totale dell’Angola, anticomunisti, sostenuti dagli USA.

Ryszard  Kapuściński, giornalista esperto e idealista, rappresentante della Polonia socialista, convince i suoi superiori a mandarlo in Angola. Raggiunge subito Luanda, il centro dell’anarchia, in mano a gruppi armati contrapposti. E comincerà un viaggio di tre mesi, deciso a raggiungere il sud, dove si è asserragliato l’eroico comandante Farrusco, che ha deciso di schierarsi con i più deboli, per intervistarlo. Strade sterrate, cadaveri abbandonati, imboscate improvvise: basta sbagliare il saluto (“kamerada” o “irmão) per perdere la vita, Carlota, la guerrigliera che vorrebbe essere infermiera e non uccidere.

Ryszard possiede un’informazione che potrebbe cambiare le sorti del conflitto: lo scoop di una vita a costo di migliaia di morti. Potrà la sua coscienza sopportare un simile peso.

 

 

 

 

durata: 85'
età consigliata: dai 16 anni
   

trailer 

Il film è l’adattamento di Another Day of Life, il reportage/capolavoro di Ryszard Kapuściński, unico corrispondente estero dall’inferno angolano. Fervente difensore delle cause perse, scrisse in decine di libri resoconti accurati di rivoluzioni ignorate dal circo mediatico. Fu uno dei più importanti narratori di conflitti del novecento letterario. I detrattori non mancano mai e infatti fu accusato di essere stato più impegnato a drammatizzare per rendere appetibili i fatti, che a descriverli oggettivamente. E tuttavia divenne un mito per il suo amore verso le storie degli ultimi. La sua opera preferita rimase questo Ancora un giorno (edito da Feltrinelli). Da cui i due registi partono per comporre un film tecnicamente composito; scelgono l’animazione come principale modalità espressiva, utilizzando al massimo le sue potenzialità visive, mutandolo a tratti in documentario, con interviste in live action ai protagonisti di allora sopravvissuti, rari inserti d’archivio e immagini dell’Africa di oggi. Una tecnica mista che lo pone tra biografia, action e documentario appunto.

Le concitate sequenze belliche sono di straordinario impatto visivo, sottolineato proprio dall’animazione. Che permette di passare dall’oggettività alla soggettività, entrando nella mente del protagonista, per “descrivere i suoi incubi, le sue paure, la sua poesia”. Con stili grafici agli antipodi: battaglie vicine allo spettacolo hollywoodiano, astrazione e impressionismo per l’intimità del giornalista. Un mix di linguaggi diversi perfettamente equilibrato, con frequenti cambi di registro.

Dopo 14 anni di conflitto, per l’Angola è ancora guerra, nonostante l’indipendenza: MPLA, marxista, sostenuto dal 90 % della popolazione, contro FNLA e UNITA, anticomunsti. Il Sudafrica sta occupando il Sud col supporto americano. La capitale Luanda è in preda al disorientamento totale, il paese, una terra martoriata dai confini mutevoli, ossia il caos, la confusão, parola chiave, che il film rende con estrema fedeltà: l’assedio, cadaveri lasciati a terra, corpi abbandonati, gonfi e malati, interi villaggi sterminati, la morte per un saluto sbagliato. L’animazione non nasconde la tragicità della guerra. Uno degli ultimi scontri tra USA e URSS: un massacro di 500.000 vittime e un milione di sfollati.

“La povertà non ha voce, ha bisogno di qualcuno che parli per lei”, recita il libro. È per le migliaia di vittime che Kapuściński scrive, “Fai che non ci dimentichino” fu la richiesta di Carlota, la fiera guerrigliera. Un libro, un film per non dimenticare, la penna, la macchina fotografica per conservare la memoria: “Un altro giorno di vita, reporter!” chiese il comandante Farrusco, il Che Guevara angolano, al giornalista.

Racconto di un conflitto epico e tragico, ma anche riflessione deontologica sul mestiere del giornalista. Verso la fine, Kapuściński entra in possesso di informazioni che potrebbero cambiare il corso del conflitto. Mandarle a Varsavia come il dovere del cronista imporrebbe? Quanto vale uno scoop per un giornalista? Anche la vita di migliaia di persone? Non è affatto difficile prevedere cosa deciderà il nostro protagonista.

Una graphic novel emozionante che non smette di essere anche reportage di guerra. Premio come miglior animazione agli European Film Award 2018.

                                                                                                          Carla Delmiglio

 

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